
Per essere una razza non ancora ufficialmente riconosciuta dall’Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana), il cane fonnese di strada ne ha fatta parecchia. In questi giorni è approdato sulle pagine web del National Geographic in un lungo articolo a cura di Eleonora Degano.
Le particolarità genetiche del cane sardo “guardiano” sono state oggetto di studio da parte di un gruppo di scienziati delle Università di Sassari, Chieti e Milano Statale, con il coordinamento dalla genetista Elaine Ostrander del National Human Genome Research Institute (NHGRI). La ricerca, pubblicata dalla rivista “Genetics”, mette in evidenza diverse analogie tra il Dna del cane fonnese e quello della polazione sarda: stesse aree geografiche attraversate dagli antenati dei cani e dei loro padroni, simile propensione alla longevità. Al punto che questa sorta di “mappa genetica” potrebbe fornire utili indicazioni per comprendere l’origine genetica di caratteri complessi e di patologie rare in entrambe le specie.
Tra gli autori della pubblicazione, Raffaella Cocco e Sara Sechi del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari. “Abbiamo anche scoperto che uno degli antenati più stretti del fonnese è il komondor”, ha dichiarato Raffaella Cocco a National Geographic. Il komondor è un cane da pastore originario dell’Asia ma portato in Ungheria dagli Unni, che lo utilizzavano per custodire le greggi e nei combattimenti. “Altri antenati sono il levriero africano e il pastore dell’Anatolia. Queste scoperte hanno confermato quanto scrivevano gli storici del tempo, ad esempio riguardo alla presenza dei romani: sono passati con i loro cani nei pressi della Sardegna centrale -la cosiddetta Barbagia- ma non vi sono mai entrati. Ed è per questi motivi che i fonnesi, per quanto riguarda le origini, non hanno alcuna affinità genetica con le razze del resto d’Italia”.